Aste telematiche, acquistare casa nell’era digitale

Baratterei tutta la mia tecnologia per una serata con Socrate

Steve Jobs

L’acquisto di una casa all’asta è diventato un processo inevitabilmente legato alla modalità telematica. È stato proprio nei tribunali più all’avanguardia, come Monza, che questo nuovo iter è stato inaugurato in piena pandemia da Covid-19. Da quel momento non c’è stato più modo di tornare indietro.

Passo dopo passo, quasi tutti gli altri tribunali si sono adeguati, fino agli ultimi ritardatari, come Lecco, che al momento in cui scrivo ancora si aggrappa alla modalità ‘cartacea’, ma presto o tardi dovrà abbracciare l’era digitale.

Meglio o peggio? La risposta è, come sempre, dipende.

Ovvio, la comodità di poter partecipare alle aste senza doversi spostare da casa o dall’ufficio è un vantaggio innegabile. Evitare gli spostamenti, il traffico, la ricerca di parcheggio nei centri città e i ritardi dei mezzi di trasporto è sicuramente un sollievo.

Tuttavia, un aspetto importante è venuto a mancare, con l’arrivo del digitale: quello psicologico. Non poter guardare negli occhi il proprio “avversario” mentre si sta per fare l’offerta vincente è sicuramente un elemento mancante. Nelle aste telematiche, si è ridotti a numeri e codici che si spostano rapidamente, mentre un cronometro scandisce i secondi che passano inesorabilmente, generando uno stato d’animo tutt’altro che semplice da gestire.

In conclusione, come spesso accade, ci sono pro e contro da bilanciare.

Tuttavia, che piaccia o meno, il passaggio al digitale è un cambiamento da accogliere come parte dell’evoluzione, anche nel settore immobiliare. Questo nuovo scenario ci spinge ad adattarci e a trovare nuovi modi di affrontare le sfide, anziché considerarle come ostacoli insormontabili.

AF

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