Il potere della gentilezza

Bisogna essere forti, per rimanere gentili

Marco Mengoni

Sarebbe bello se alla base di ogni interazione umana (e non) ci fosse la gentilezza. Dovrebbe essere l’ingrediente cardine, il terreno fertile sul quale costruire qualsiasi cosa.

E’ un po’ come avere una bacchetta magica, essere gentili: se ti poni con gentilezza, otterrai molto, molto di più.

Ed è proprio seminando gentilezza nel tempo che ho raccolto disponibilità.

Mi sono chiesto: se non ottengo la stima e la fiducia da chi con me deve collaborare, interagire, avere a che fare in genere, come posso pensare di svolgere un qualsiasi incarico al meglio? Come riesco ad essere eccellente in quello che faccio, se non ho tutte le porte aperte? Impossibile.

Interagisco con decine di professionisti ogni settimana, per conto mio o di chi assisto. E quasi sempre riesco ad ottenere l’informazione, il suggerimento, la dritta che mi servono per raggiungere l’obiettivo di chi mi ha scelto in mezzo a tanto rumore.

E lo stesso vale con i clienti, o potenziali tali.

Per non parlare poi del tatto che serve quando si interagisce con persone in difficoltà, vedi esecutati che stanno per perdere la loro casa, ma questo è un argomento che merita uno spazio tutto suo, e lo riprenderemo in un altro momento e in un altro articolo.

Ammetto venirmi abbastanza naturale, anche se a volte serve più impegno rispetto ad altre (non sempre si trova dall’altra parte della cornetta o della scrivania un essere umano dotato di cervello, non essendo quest’ultimo una dotazione di serie, cit.).

Ho notato però che, soprattutto in questo settore, l’immobiliare, pieno zeppo di operatori uniformati a uno standard lavorativo di bassissima qualità comunicativa, le persone sono stanche di avere a che fare con prepotenti, arroganti, incompetenti.

Per questo motivo si ricorderanno sempre di chi le ha trattate con cura, anche senza magari poter risolvere quel loro specifico problema o accogliere la loro specifica richiesta, anche se per pochi secondi di una telefonata o di un incontro. La cura, quindi, senza distinzione di alcun tipo.

Insomma, a volte basta regalare un sorriso, una parola scelta al posto di un’altra, con naturalezza e spontaneità. Altre volte semplicemente basta dare la giusta considerazione a chi solitamente non la riceve, anche solo rispondendo a una mail, a un messaggio, con attenzione e puntualità.

Le persone sono molto più attente a come le tratti di quanto lo siano negli altri aspetti della propria vita, e tanto basta per decidere di distinguersi proprio partendo da questo concetto.

Per concludere, la gentilezza si può allenare, come tutto del resto. Quindi, perché non farlo ogni santo giorno? Un’interazione dopo l’altra?  Una persona alla volta?

Tutto torna indietro, in forme diverse, con tempi diversi. Tutto.

AF

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Scrivimi e sarò felice di approfondire con te

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